Bambini plusdotati. Quando l’intelligenza diventa una difficoltà

Occupandoci di apprendimento in tutte le sue sfaccettature e avendo sempre più a che fare con ragazzi con BES (bisogni educativi speciali), ci siamo trovati a riflettere su una “categoria” di studenti rimasta spesso nell’ombra, ma di cui si sta sentendo parlare di più negli ultimi anni: i cosiddetti bambini plusdotati.  Ma chi sono davvero questi bambini? Il loro è un dono o una “maledizione”? E la scuola italiana come si approccia a questi ragazzi e alle loro famiglie? In quest’articolo si cercherà di dare una prima infarinatura su queste tematiche.

  • Chi sono i plusdotati?

Il bambino plusdotato, rispetto ai pari, mostra o ha le risorse per mostrare, un’abilità sorprendente in un determinato momento e in specifiche aree, considerate di rilievo nella propria cultura di appartenenza (Keating, 2009; Sternberg, 2011; Pfeiffer, 2012). Più semplicemente sono ragazzi che dimostrano capacità di apprendimento e curiosità intellettuale molto sviluppate, con un quoziente intellettivo superiore alla media. Nello specifico, se il punteggio del QI medio è di 100, si inizia a parlare di plusdotazione da un valore uguale o superiore a 130. Non dobbiamo però farci confondere da questo “plus” pensando che si tratti unicamente di bambini con maggiori abilità di altri piccoli “genietti” privi di difficoltà. A determinare la plusdotazione non è solo la misura quantitativa ottenuta tramite i test d’intelligenza standardizzati, ma soprattutto quella qualitativa: un bambino plusdotato si distingue per la forma particolare della sua intelligenza; funziona con un modo di pensare e una struttura di ragionamento differente. Inoltre il potenziale da solo non basta, è come una pianta che sen non annaffiata ed esposta al sole non darà mai i suoi frutti. Per far emergere tutte le sue capacità e risorse, il bambino deve essere correttamente supportato e ricevere le giuste opportunità, altrimenti si può giungere ad un affievolimento di questo potenziale e atteggiamenti di rinuncia.

  • Come riconoscerli?

Chiaramente, non tutti i ragazzi plusdotati sono uguali, ognuno ha le sue peculiarità, diverse risorse e criticità. Inoltre spesso non è semplice distinguerli da ragazzi semplicemente “brillanti” e possono tendere a mascherare le loro potenzialità per sentirsi più simili agli altri. Può essere utile però prestare attenzione ad alcuni segnali caratteristici:

  1. Mostra una curiosità molto elevata: è un attento osservatore, tende a porre continue domande ed esplorare l’ambiente intorno a se, all’incessante ricerca di risposte ai suoi quesiti.
  2. Non accetta volentieri i limiti: intollerante alla frustrazione, mette tutto in discussione e negozia il minimo compito. Viene spesso vissuto dai genitori come un bambino “difficile”.
  3. È dotato di grande creatività e ha spesso idee strane e bizzarre: mostra comportamenti e dice cose fuori dagli schemi, fornisce risposte originali a problemi insoliti.
  4. È precoce nello sviluppo in alcuni apprendimenti: può imparare a parlare molto presto ed arrivare alla scuola elementare che sa già leggere e scrivere. Acquisisce rapidamente nuove nozioni e inizia molto presto a pensare in modo deduttivo e manipolare le informazioni in modo complesso.
  5. È un bambino emotivo e di grande sensibilità: sente e manifesta le emozioni con grande intensità ed è molto reattivo allo stato d’animo di chi lo circonda. Preferisce gli adulti ai coetanei, verso cui spesso prova noia e disagio, mentre verso sè stesso è estremamente autocritico.

Al contrario di quanto si possa pensare, questi bambini possono esperire grandi difficoltà, sentirsi diversi e non compresi, faticare ad armonizzarsi con i loro compagni e con la didattica “classica” che non risponde al loro peculiare modo di apprendere e pensare, vivendo grande insoddisfazione e rischiando stati depressivi, ansiosi e isolamento.

  • Com’è il loro percorso scolastico?

La scuola è spesso il punto più spinoso. Luogo rilevatore di differenze, di conflitti, spesso luogo di sofferenza. Il nostro sistema scolastico, basato su una didattica prettamente sequenziale, risulta a volte “stretto” per le menti divergenti di questi bambini, che faticano ad adattarsi alle esigenze di una scuola che non sempre li comprende e non risponde alla loro “sete” di conoscere e vivacità intellettuale.  Gli insegnanti faticano ad accettare questi studenti che sembrano intelligenti ma faticano a riuscire. I bambini plusdotati che si approcciano alla scuola, frequentemente sono già capaci di leggere e scrivere, motivo per il quale aspettare che gli altri raggiungano le loro competenze può essere frustrante per loro, rappresenta fonte di noia, manifestabile in diversi modi. La loro mancanza di interesse inoltre, non riguarda tanto ciò che si impara a scuola, ma il modo in cui viene insegnato. Possono distrarsi molto facilmente, disturbare in classe con atteggiamenti iperattivi o comportamenti provocatori o al contrario sembrare apatici. Un’altra difficoltà sta nel fatto che non sanno imparare metodicamente: la forma di apprendimento imposta a scuola gli sembra inutile e priva di interesse. Lui ha sentito, ha assorbito, quindi sa. Paradossalmente, il loro rendimento può avere notevoli cadute o risultare molto disomogeneo in base al grado di interesse che sentono verso la materia studiata. Spesso disorientato in un ambiente che gli rimanda la sua incapacità a funzionare “nel modo giusto”, può cominciare a perdere fiducia in se stesso, negli altri e a perdere piacere nell’apprendere.

  • Cosa può fare la scuola?

Da quanto detto, emerge con chiarezza una cosa: l’alunno plusdotato ha bisogno di attenzioni particolari per non disperdere il suo talento in comportamenti improduttivi o addirittura dannosi. Nonostante la plusdotazione non sia un disturbo, le sue caratteristiche rendono l’alunno “particolare” tanto quanto un ragazzo che ha invece difficoltà caratteriali o di apprendimento. Per questo motivo, già da anni, le famiglie dei ragazzi plus dotati lottano affinché i loro figli vengano riconosciuti come portatori di bisogni educativi speciali, quelli che nel mondo della scuola vengono definiti con l’acronimo BES. Il Ministero dell’Istruzione sembra aver definitivamente accolto queste istanze. Con la nota 562 del 3 aprile 2019, infatti, è stata definitivamente qualificata come corretta la prassi seguita dalle scuole, che hanno inserito gli alunni plusdotati nell’elenco dei BES. Questi studenti quindi, hanno diritto a piani di studio personalizzati, che gli consentano di esprimersi al meglio. Grazie a questa qualifica, le scuole potranno personalizzare gli insegnamenti e valorizzare gli stili individuali di apprendimento, secondo il principio di responsabilità educativa. Si tratta di un passo importante, che significa dire a questi ragazzi che si sa che pensano in modo diverso e si accetta che lo facciano, senza chiedergli di cambiare il loro modo di funzionare. Allo stesso tempo è importante però che capiscano come funziona la scuola per produrre, con il loro sistema, le risposte necessarie. Si tratta di un arricchimento reciproco, un’apertura sulla diversità e la possibilità per ciascuno di evolvere nel proprio pensiero.

A cura della Dott.ssa Federica Zanelli, psicologa Casa dello Studente

3 Comments

  1. Filippo | 17 Novembre 2021 at 12:53

    Mio nopote ha questi problemi

    Reply
  2. Federica | 12 Marzo 2022 at 21:33

    dopo Un Percorso con una neuropsichiatra infantile iniziato per alcune difficoltà relazionali di mio figlio, è emerso che ha un qi di 129 (4anni) e che i suoi momenti di crisi o DIFFICOLTÀ a relazionarsi, causati anche da un Lieve ritardo nel linguaggio, diano dovuti a questo. Spero davvero che la scuola possa essere un luogo in cui sentirsi valorizzato e accoLto e non discriminato

    Reply
  3. Anna | 8 Novembre 2022 at 10:31

    Rivedo mio figlio in queste caratteristiche

    Reply

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *