Covid19 e didattica. Cos’è cambiato?
La pandemia da Covid-19 ha modificato e sta modificando profondamente l’ambiente le abitudini di vita e le relazioni sociali.
Come Cooperativa stiamo cercando di costruire nuovi percorsi, nuovi strumenti e nuove modalità di intervento in sinergia con il territorio e in risposta alle nuove necessità degli utenti e delle famiglie, stiamo quindi raccogliendo il vostro punto di vista per poter fare tutto questo insieme a voi.
Volete prendere parte a questo nuovo capitolo? Per farlo vi chiediamo di portarci la vostra testimonianza attraverso il canale che vi è più congeniale: mandandoci una mail oppure commentando i nostri post di facebook, linkedin o instagram.
E ora un po’ di dati, che emergono da studi recenti: si è dimostrato come in questo ultimo anno siano stati più frequenti tra bambini e ragazzi problemi comportamentali e psicologici dei quali i più comuni sono: irritabilità, distraibilità, disturbi del sonno e d’ansia.
In questi mesi si è creata un’oscillazione tra due poli contrapposti: l’uno rappresentato dagli studenti che hanno vissuto con preoccupazione il ritorno alla vita fuori casa post lockdown e con nostalgia il ricordo di quella dentro casa, e l’altro rappresentato da coloro che, costretti a stare davanti a uno schermo la mattina per la vita scolastica e la sera per quella sociale, si sono accorti di quanto fosse bello il mondo esterno che il virus gli ha tolto.
La nostra Cooperativa e i nostri collaboratori sono stati chiamati ad affrontare direttamente i suddetti aspetti, individuando delle strategie diversificate per fronteggiare le differenti situazioni, tuttavia vorremmo che gli utenti e le famiglie diventassero parte attiva di questo processo di definizione e costruzione di nuove e specifiche modalità di intervento.
Molti genitori hanno riportato di essersi sentiti abbandonati a sé stessi e incapaci di rispondere alle domande o alle richieste dei figli; a questo proposito è noto come sia stato proprio il contesto famigliare ad avere avuto un ruolo determinante sul benessere dei bambini, in particolar modo in questa esperienza, e ci si rende conto di quanto sia fondamentale prendersi cura dei genitori per riuscire a proteggere bambini e ragazzi dalle conseguenze legate alla pandemia. Stiamo pertanto raccogliendo testimonianze, commenti, impressioni di genitori e studenti per capire come poter costruire nuove proposte mettendo a disposizione le nostre competenze e la nostra esperienza, con l’obiettivo di delineare delle modalità operative che possano rispondere a delle esigenze reali.
Altro nodo cruciale che non possiamo dimenticare è quello relativo alla didattica, divenuta in questi mesi un modo per non interrompere i servizi educativi permettendoci di andare avanti e di garantire agli studenti la continuità scolastica, con evidenti difficoltà legate agli strumenti tecnologici e alle infrastrutture, alle distrazioni e alla confusione da parte degli studenti e degli insegnanti, nonché all’assenza di tutta quella componente non verbale o para verbale necessaria per toccare gli interruttori relazionali.
Le ricerche hanno dimostrato che la DaD, così com’è stata realizzata in gran parte degli istituti, ha determinato una perdita di apprendimento del 35%, ma dobbiamo tener presente che tale dato dipende da una serie di variabili, quali la classe sociale, il reddito e le abilità personali, che possono determinarne un’oscillazione in termini positivi o negativi; la variabile che più di tutte incide sul livello di apprendimento e sulle ripercussioni a livello emotivo e comportamentale riguarda la presenza di BES o disabilità, infatti gli studenti che presentano queste caratteristiche sono stati i grandi esclusi e dimenticati della DaD.
Non possiamo dimenticare come spesso le famiglie a tal proposito siano assistite e si rivolgano a realtà del terzo settore che si occupano di offrire supporto scolastico e aiuto agli studenti in generale e in modo particolare a coloro che abbiano delle certificazioni di DSA o che rientrino nella categoria dei BES. Questo settore, come tanti altri, è stato messo fortemente in ginocchio dalla pandemia, pertanto, pur cercando di garantire la continuità nel supportare l’utenza, si è dovuto spesso scontrare con l’amara realtà dei fatti, che ha riguardato la fatica a ripartire e a far fronte a difficoltà che si sono andate via via ad accumularsi.
Realtà come la nostra, che si trovano al crocevia tra famiglia, studenti e scuola hanno riscontrato in prima linea tutte le conseguenze e i vissuti dei vari utenti sopra citati e riportati in diversi studi, li hanno accolti e se ne sono fatti carico, cercando di aggiornarsi e rivedere i propri servizi alla luce delle nuove esigenze e di una modernità sempre più dinamica e flessibile. Sappiamo che le criticità suddette in riferimento alla DaD sono condivise e che le conseguenze sugli studenti e le loro famiglie hanno avuto ricadute su realtà simili alla nostra o che, pur interfacciandosi con utenti diversi, hanno riscontrato i medesimi effetti sulla ridefinizione del lavoro, degli obiettivi e delle fatiche portate dai fruitori stessi.
Con questo articolo il nostro auspicio è quello di aprire la condivisione delle impressioni, dei pensieri e delle considerazioni in merito a questo tema, in ottica dell’avvio di un dibattito e uno scambio costruttivo e proficuo che possa dar voce a punti di vista e prospettive diverse, ma che possa essere in particolar modo l’occasione per creare un ponte tra le nostre competenze e la nostra esperienza e il vostro punto di vista, le vostre testimonianze e impressioni.
A cura della Dott.ssa Francesca Tagliani, psicologa Casa dello Studente
Buon giorno,Anch io condivido tutto ciò riportato sopra e vorrei sottolineare l uso che i nostri ragazzi fanno del computer..La mattina sono impegnati con la Dad, il pomeriggio con i compiti da caricare e nel tempo libero usano la TV o il cellulare… È molto difficile per noi genitori impegnarli in altro,le passeggiate amerebbero farle con gli amici e non con noi,le cose di casa sono sempre vissute come un ripiego.I nostri ragazzi hanno bisogno soprattutto di socializzare e stare con i loro coetanei.La scuola e le attività sportive vanno riaperte al più presto,ormai è troppo tempo che i ragazzi stanno vivendo questo stress emotivo.Mi auguro che le persone politiche si impegnino a migliore la sicurezza nelle scuole e soprattutto nei trasporti( tanti progetti mai realizzati) perché i nostri figli hanno già perso un anno di vita e ora hanno il diritto di avere i loro spazi.Grazie ,Sabrina
Gentile Sabrina,
Concordo con Lei rispetto al fatto che i nostri bambini e ragazzi stiano vivendo un’enorme sofferenza in relazione all’isolamento sociale e che questo possa essere riconducibile anche agli enormi sacrifici richiesti e alla notevole riduzione degli spazi e dei momenti dedicati alla socializzazione nel contesto scolastico ed extra scolastico.
La ringrazio per la condivisione.
La dott.ssa Tagliani da professionista seria e preparata quale è offre sempre spunti interessanti e arguti!
In questo periodo difficile per noi genitori, ma soprattutto per i ragazzi, sono proprio realtà come la vostra a supportarci. La DAD sta progressivamente estraniando i ragazzi dal contesto scuola. Un contesto spesso pieno di contraddizioni, certo, ma di cui, ora più che mai, sentiamo la nostalgia… in particolare se pensiamo alla componente pedagogica più importante: la condivisione in presenza!
Grazie per il vostro lavoro e complimenti alla Dott.ssa Tagliani!
Romina
Gentile Romina,
In questi mesi, più che mai, abbiamo cercato di offrire nei nostri doposcuola uno spazio di supporto che non fosse solo didattico, poiché le esigenze dei nostri ragazzi erano principalmente contestualizzate al difficile periodo storico che stavano affrontando.
La ringrazio quindi per le considerazioni e le riflessioni che ha condiviso.
Ho un figlio con sospetto DSA in fase di certificazione. Purtroppo per i professori questo non basta per la frequenza in presenza. Altro che perdita dell’apprendimento del 35%, lui l’ha persa quasi del 100%! Sono disperata perché, a causa della DAD, si distrae continuamente e perde i concetti. Io e mio marito lavoriamo e la sera mancano tempo e voglia per rispiegare da capo lezioni che, lo ammetto, spesso non siamo in grado di affrontare. Che dire, attendiamo la certificazione!!!
Gentile Paola,
la sua situazione rispecchia quella che hanno vissuto e stanno vivendo molti studenti già certificati per i quali, come giustamente riportava, la perdita di apprendimento è andata oltre il 35% (sulla base dei dati emersi dagli studi pubblicati).
Come citavo, purtroppo gli studenti con DSA, altri BES o disabilità sono stati in questo periodo i grandi esclusi e nelle occasioni in cui è stato consentito loro di frequentare gli istituti in presenza, ci si è chiesti se questo fosse effettivamente inclusivo o se tracciasse un ulteriore solco di separazione con i non certificati.
In alcune occasioni gli studenti per primi hanno ritenuto fosse più utile continuare a seguire le lezioni a distanza per diversi motivi (non sentirsi diversi, avere più tempo a disposizione per rivedere i contenuti a casa a fronte del ridursi delle ore dedicate agli spostamenti ecc.), in altri casi invece hanno colto con entusiasmo la possibilità di frequentare in presenza.
Credo che, così come per l’identificazione delle misure dispensative e degli strumenti compensativi da inserire nei PdP, sia più di aiuto per lo studente una valutazione della situazione personale e individuale, delle risorse e delle fatiche, affinché l’intervento e la strada scelta siano realmente di aiuto, individualizzati e cuciti sulle caratteristiche della persona e non del disturbo per il quale è certificata.
La ringrazio per la condivisione delle considerazioni e delle riflessioni esposte.
In qualità di professore in pensione, ritengo il supporto di realtà come la vostra fondamentale in un periodo di grave compromissione della didattica. Che dire, in bocca al lupo a voi ma soprattutto a docenti e ragazzi!
Gentile Franco,
la ringraziamo per le parole di incoraggiamento!
Non è la pandemia ad aver cambiato le regole, ma le gestione scellerata che ne è stata fatta. Non possiamo stupirci dell’irritabilità e aggressività da parte di ragazzi che necessitano di un confronto inter pares per la costruzione del proprio io sociale, e che di tale confronto sono stati colpevolmente privati. Gli strumenti digitali sono sicuramente un ottimo supporto, ma sono anche uno straordinario sistema per disumanizzare gli interlocutori (si veda l’emergere del cyberbullismo, presente ed in crescita ben prima del Covid) e di conseguenza aumentano rabbia ed aggressività ed eliminano l’empatia (si veda l’esperimento di Milgram: non vedere lo “studente” spingeva l'”insegnante” ad andare a fine scala con le scosse elettriche). Inoltre gli algoritmi degli strumenti social sono fatti in modo da rinforzare in ciascuno l’impressione di essere nel giusto, e riducono la cerchia del confronto a coloro che hanno il medesimo punto di vista, impedendo una visione ad ampio spettro. Temo che la perdita di apprendimento sarà l’ultimo dei problemi da affrontare: il primo sarà riportare i ragazzi -e non solo- ad una sana coscienza collettiva fatta di interazioni reali e non digitali. Se vi muoverete in questo senso avrete tutto il mio appoggio. Ma sarà durissima.
Gentile Alessandra,
pur offrendo principalmente un servizio di doposcuola e avendo quindi degli obiettivi didattici e di apprendimento, i nostri responsabili dei centri, essendo psicologi, lavorano parallelamente anche sugli aspetti che Lei riportava, talvolta, in modo particolare in questo periodo, anteponendoli a quelli scolastici. La ringrazio per la condivisione dei contenuti.
Buongiorno Dott. Tagliani,
mia figlia ha solo due anni, per cui non siamo ancora entrati nell’ottica che ha descritto, ma da genitore rispetto molto le sue parole.
Grazie.