Disturbo Oppositivo Provocatorio: ecco cosa fare

19 Dicembre 2018
Psicologia sostenibile

La presenza di una persona con Disturbo Oppositivo Provocatorio all’interno di un gruppo (famiglia, classe, squadra sportiva o un qualsiasi altro gruppo) ne condiziona pesantemente il clima suscitando reazioni di evitamento, esasperazione e contro-aggressione da parte dei pari e spesso anche degli adulti. Il Disturbo Oppositivo Provocatorio si caratterizza per la presenza frequente e persistente di umore collerico e irritabile, di emozioni quali la rabbia e l’irritazione, di comportamenti di polemica, sfida e provocazione rivolti a persone diverse che causano difficoltà nell’adattamento sociale. I bambini/ragazzi che presentano tale disturbo sono permalosi, spesso contrariati, adirati e risentiti, litigano frequentemente o sfidano persone che ricoprono un ruolo autoritario, si rifiutano di rispettare le regole e accusano gli altri dei propri errori.  Le cause che ne determinano l’insorgenza possono essere individuali o dettate dal contesto, tra le prime troviamo fattori biologico-genetici e fattori relativi al temperamento. Le suddette reazioni da parte dei pari o degli adulti di riferimento possono, a lungo andare, amplificare le difficili condizioni del ragazzo portandolo all’isolamento, all’emarginazione e conseguentemente, all’inibizione dello sviluppo di competenze sociali. Questo circolo vizioso può determinare uno scarso rendimento scolastico, una riduzione della possibilità di successo accademico e sociale e l’avvicinamento a gruppi a rischio devianza che condividono storie di insuccesso e rifiuto. Per interrompere tale circolo possono essere messe in atto diverse strategie.

Cosa fare per gestire un ragazzo con DOP?

  • Strutturare delle regole di comportamento da rispettare, fissando dei limiti in modo fermo
  • Essere coerenti nelle reazioni al comportamento del ragazzo
  • Rendere consapevole il ragazzo delle conseguenze delle proprie azioni
  • Tollerare un certo livello di ostilità insegnando come gestire la rabbia in modo appropriato
  • Fornire opportunità di riconoscimento delle qualità personali e mostrare pazienza
  • Usare in modo strategico i rinforzi e i feedback positivi quando vengono manifestati comportamenti accettabili, cercando di dare fiducia

Cosa non fare?

  • Evitare moralizzazioni, prediche e svalutazioni dell’alunno ed evitare di lasciarsi manipolare attraverso adulazioni e lacrime
  • Evitare di dire “fai il bravo!”, sarebbe come dire a una persona con la febbre “cerca di stare meglio!”
  • Evitare di usare espressioni verbali come: “Smetti di..”, “Basta..” “Non..”
  • Evitare di rispondere alle provocazioni con la stessa modalità relazionale

A cura della Dott.ssa Francesca Tagliani, Psicologa Casa dello Studente

 

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