ADHD. Cos’è e come si classifica

Il Disturbo da Deficit di Attenzione e Iperattività (DDAI) è un disturbo del neurosviluppo caratterizzato da livelli invalidanti di disattenzione, disorganizzazione e/o iperattività-impulsività. La disattenzione e la disorganizzazione comportano l’incapacità di mantenere l’attenzione su un compito, l’apparente mancanza di ascolto e la perdita di oggetti, a livelli inadeguati all’età o al livello di sviluppo. L’iperattività si riferisce a un’eccessiva attività motoria (come un bambino che corre dappertutto) in momenti in cui essa non è appropriata, o a un eccessivo dimenarsi, a “tamburellamenti” o loquacità. Negli adulti, l’iperattività si può manifestare come un’estrema irrequietezza o con il logorio altrui a causa della propria attività. L’impulsività si riferisce ad azioni affrettate che avvengono all’istante, senza premeditazione, e che hanno un alto potenziale di danno per l’individuo (per es. attraversare la strada senza guardare). L’impulsività può riflettere un desiderio di ricompensa immediata o un’incapacità di ritardare la gratificazione.

Comportamenti impulsivi possono manifestarsi come invadenza sociale (per es. interrompere gli altri in modo eccessivo) e/o con il prendere decisioni importanti senza considerare le conseguenze a lungo termine (per es. accettare un lavoro senza informazioni adeguate). E’ stato dimostrato che avere il DDAI rende vulnerabili ad altri disturbi, che emergono complicando ulteriormente il quadro clinico: è riconosciuto, infatti, che il 50%-87% dei bambini con DDAI presenta un altro disturbo in parallelo, mentre il 33% addirittura due o più (Adler et al. 2008). I più frequenti disturbi che si registrano insieme al DDAI sono il Disturbo Ossessivo Provocatorio (più del 50%), problemi di condotta e difficoltà sociali (tra il 25 e il 45%), Disturbi dell’Apprendimento (25-40%), bassa autostima e depressione (25%). Alla luce di queste complicazioni, l’Associazione Italiana Disturbi di Attenzione e Iperattività (AIDAI) ha evidenziato come gli interventi cognitivo-comportali siano indicati per questo tipo di problematiche in quanto focalizzati sull’insegnamento diretto al bambino delle abilità di self-control e sulle abilità per la risoluzione dei problemi.

A cura della Dott.ssa Stefania Ciaccia, Psicologa Area Brescia Nord

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