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Bullismo: carnefici, vittime e spettatori

“Non esageriamo, sono solo scherzi tra ragazzi..”, oppure: “Ai miei tempi non c’era il bullismo, e queste cose servivano a rafforzarti!..”.Queste sono solo alcune delle frasi che talvolta vengono utilizzate di fronte ad atti di bullismo per minimizzare tale fenomeno, che in realtà può avere delle significative conseguenze a breve e a lungo termine.Le ricerche, infatti, mostrano come il bullismo determini una serie di criticità nello sviluppo dei bambini a livello emotivo, cognitivo e comportamentale, non solo per la vittima ma anche per il bullo e per coloro che hanno il ruolo di spettatori. Per quanto riguarda la vittima tale fenomeno può portare a paura e preoccupazione elevata, scarsa autostima, senso di colpa per non essere in grado di fermare il bullo, isolamento sociale, stati depressivi, peggioramento del rendimento scolastico, difficoltà di concentrazione e in alcuni casi fuga e abbandono scolastico.

Le vittime abitudinarie finiscono per mettere in atto una serie di meccanismi di difesa come mal di stomaco o mal di testa, per evitare alcune esperienze, e di conseguenza a lungo termine possono trovarsi in condizioni di isolamento. Altri ancora, possono finire per appropriarsi del ruolo di vittima tanto da non essere più capaci di relazionarsi con i compagni significativi. Tutti questi aspetti influiscono negativamente sull’immagine di sé portando, in casi estremi, ad atti autolesionistici o suicidi. Le conseguenze principali, invece, per il bullo sono: fallimento scolastico, messa in atto di comportamenti devianti, uso di sostanze e disturbi dell’umore. Quando la violenza, infatti, viene perpetuata per lunghi periodi, possono stabilizzarsi alcuni aspetti di personalità quali impulsività, aggressività, irritabilità che finiscono per inficiare negativamente tutte le relazioni in cui la persona è coinvolta e magari portare a commettere azioni non legali. Il bullismo, inoltre, influisce come accennato precedentemente sui testimoni. Assistere ad azioni di prepotenza senza intervenire può portare a paure e stati d’ansia, adozioni di comportamenti aggressivi e difficoltà nelle abilità pro-sociali. Il bambino che assiste può consolidare alcune idee tra cui: il più forte ha sempre la meglio sui deboli, bisogna sempre cavarsela da soli perché nessuno ci può aiutare. Per tutti questi motivi è importante che famiglia, scuola e gli adulti in genere imparino a riconoscere questo fenomeno così complesso e ad affrontarlo senza minimizzare. La strategia efficace è sicuramente fare prevenzione ed intervenire precocemente. L’errore più comune è, invece, attendere che passi il tempo e questo può avere come unica conseguenza il consolidamento di queste dinamiche disfunzionali per i bambini/adolescenti coinvolti.

A cura di Alice Andreatta, psicologa Casa dello studente

 

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