fbpx

Premio o punizione? Come motivare i ragazzi allo studio

E’ sempre complesso, per i genitori, comprendere quanto siano efficaci le proprie strategie educative. Le domande che più di frequente aleggiano nelle loro menti sono:“Starò facendo la cosa giusta?”, “E’ corretto educare mio figlio in questo modo?”. Per cercare di rispondere a questi quesiti è bene specificare che non esiste un approccio all’educazione giusto e uno sbagliato, bensì un’integrazione di strategie che devono sempre essere volte al benessere e allo sviluppo positivo del bambino.

In ambito scolastico, spesso, si cerca di motivare allo studio attraverso la minaccia di una punizione: “Se prendi un brutto voto anche questa volta non avrai il cellulare per una settimana intera!”, oppure “Finché non hai finito di studiare non puoi giocare alla play station!”. Questa tipologia di punizione viene definita “punizione negativa” poiché l’elemento punitivo (ciò che porta ad una diminuzione del comportamento) consiste nella sottrazione di un elemento positivo (cellulare, playstation). Partendo dal concetto di punizione, è intuibile che difficilmente condurrà ad una reale comprensione del motivo per cui un comportamento è considerato giusto o sbagliato e, di conseguenza, risulta improbabile che porti ad una motivazione allo studio intrinseca, ovvero basata su un interesse reale e autentico. E’ molto più probabile che generi una motivazione estrinseca, basata sulla volontà, da parte del ragazzo, di evitare un comportamento spiacevole da parte del genitore.

Un’altra strategia per educare allo studio consiste nel rinforzare positivamente i comportamenti funzionali e considerati positivi. Se venisse detto al proprio figlio:“Se prendi un bel voto andiamo al cinema a vedere quel film che ti piace” oppure: “Se oggi pomeriggio studi tre ore, dopo cena potrai stare un’ora davanti alla televisione”, il ragazzo adotterà un certo comportamento per ottenere un risultato piacevole; si tratta del rinforzo positivo. E’ evidente che, anche in questo caso, si fornisce allo studente una motivazione estrinseca allo studio, basata sulla volontà di raggiungere il premio concordato. Va da sé che, come detto sopra, è improbabile il ragazzo sviluppi un reale interesse allo studio: verrà nuovamente a mancare una comprensione dei motivi per i quali è più opportuno comportarsi in un modo piuttosto che in un altro.

Ma allora, quali sono le strategie educative più efficaci per l’apprendimento?

Come sempre la soluzione sta nel mezzo! Premi e punizioni possono sicuramente essere molto utili per far sì che un comportamento positivo si ripeta nel tempo; tuttavia sono motivazioni che mantengono il comportamento fino a quando esse sono presenti. Sono entrambe fini a sé stesse se non accompagnate da comportamenti volti a favorire un interesse attivo da parte del ragazzo verso lo studio e quindi una motivazione intrinseca. Le strategie per raggiungere tale obiettivo si basano essenzialmente sul dialogo, sul confronto, sull’ascolto partecipativo e sulle discussioni critiche. In particolare, è molto utile far emergere la sensazione di competenza, curando l’autostima, e attivando emozioni positive basate sul successo formativo. In caso di insuccesso, come un brutto voto in una verifica, è bene aiutare i ragazzi a comprenderne le cause, analizzando insieme la situazione, valutando cosa è stato fatto e come ci si può comportare per migliorare. Parallelamente all’ascolto attivo e alle riflessioni sulle strategie di studio, risulta molto utile gratificare lo sforzo personale con premi che diano anche un beneficio materiale oltre che motivazionale. In tal caso, il rinforzo positivo assume un significato più ampio, andando a valorizzare un comportamento messo in atto per motivazioni non solo estrinseche, ma anche personali e autentiche, già analizzate in precedenza. Educare è un compito molto complesso: punire o premiare possono sembrare soluzioni veloci ma risultano spesso superficiali e utili solo nel qui ed ora.

Una buona educazione allo studio si fonda su uno stile pedagogico democratico e basato sulla trasmissione di valori. Se il ragazzo è pigro nello studio, non si impegna sufficientemente, è importante che scopra, insieme agli adulti di riferimento, quali aspetti possono aumentare la sua personale motivazione.

A cura della Dott.ssa Daphne Scotto di Carlo, psicologa Casa dello Studente

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *